EcoUmana


EcoUmana

In mostra è presente un piccolo catalogo con il testo critico, i testi degli artisti, le didascalie delle opere e una mappa del percorso. Grazie agli artisti di Associazione CRAC APS, agli artisti, ai numerosi visitatori, e all'Assessore di Lavezzola.

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EcoUmana
“Abbiamo paura del futuro, di quello che verrà, non riusciamo ad immaginarlo”. Questo è quello che mi hanno risposto diversi/e miei/mie studentesse/i del Liceo delle Scienze Umane di Parma quando ho chiesto loro di raccontarmi come immaginano le loro vite future. I millennial, l’ultima generazione di giovani adolescenti, quella prossima all’età adulta, sono per questo più preoccupati, perché se è vero che il futuro è sempre stato dei giovani, ora molti dubbi scalfiscono questa certezza. Ci sono sempre state le preoccupazioni per il lavoro precario, le difficoltà di pensare sé stessi risolti, con una famiglia (o senza) in una casa propria. Ma ora è il futuro prossimo, per loro e per tante altre persone, ad essere diventato indicibile, difficile da pensare e da sognare.
Se le nuove e inarrestabili scoperte tecnologiche hanno migliorato la vita degli esseri umani, è anche vero che sono aumentati i timori per ciò che esse comportano. Nell’immediato però il problema generale è immaginarsi in un mondo dove il cambiamento climatico e l’interazione uomo-ambiente rende tutto più complesso. Se poco tempo fa ci chiedevamo cosa avrebbe portato di diverso questo cambiamento, ora lo sappiamo, i primi, devastanti eventi, le alluvioni, gli incendi, la grandine gigante, le colate di fango, sono sotto gli occhi di tutti. Purtroppo hanno già cambiato la nostra vita e/o quella di tante persone intorno a noi. Da qui la comparsa di un nuovo sintomo, l’“ecoansia”, la paura per tutto ciò che comporta il cambiamento climatico accelerato per azione degli esseri umani, con la quale siamo costretti a convivere e a misurarci. Se durante la pandemia la casa era il rifugio, il luogo accogliente come tana, ora ci assale anche la paura di vivere in una casa che sicura sembra non esserlo più.
Con questa collettiva, Associazione CRAC APS ha pensato di interrogarsi su quello che sta avvenendo, coinvolgendo un gruppo di artiste/i, esseri umani con le antenne. In questa mostra gli artisti scelti sono vicini per intenti, se non per modalità stilistiche. Gli/Le artisti/e sentono, captano sentimenti, paure, ansie. Gli/Le artisti/e immaginano e anticipano. Là dove si fatica a vedersi in certe situazioni difficili e a trovare le soluzioni, gli/le artisti/e, visionari, vanno oltre, vedono, sognano, predicono.
Ripartiamo dunque dall’arte. L’arte ci potrà aiutare a ripensare il futuro anche se non salverà il mondo. Questo dovremo farlo tutti insieme, perché abbiamo capito che è l’unico modo per riuscirci. Più di noi, speriamo che la scienza trovi risposte prossime, se non immediate. Intanto però ripartiamo dall’arte, da quello che gli artisti avvertono e proiettano nel mondo.
A Venezia, quest’anno, all’ultima Biennale di Architettura, oltre alla progettazione e all’esposizione di nuove architetture, i curatori hanno evidenziato come la nostra esperienza ne stia modificando la fruizione e la progettazione. Nel padiglione Italia, gli artisti hanno esposto delle tende, le tende dei nomadi che si possono spostare, perché, in caso di alluvioni, forse sarebbe meglio tornare alle case di stoffa, viaggiare leggeri, spostarsi, divenire nuovamente nomadi, come millenni fa, e non è quello che stanno facendo tante persone nel mondo?
Dunque è meglio viaggiare con poco, fare affidamento sul “nostro” corpo e condividere le nostre esperienze, farsi capanna. Riporto questa frase di Emmet Scanlon (architetto e curatore):
“Più che avere i nostri corpi, noi li abitiamo vivendo con e attraverso di essi in un complesso mondo sociale ambientale e materiale. Nel rituale, nell’itineranza, nella protesta, nella detenzione, nello spostamento, nella traduzione, nel gioco, nel clima e nel desiderio, gli individui sono intrecciati alle vite degli altri e al mondo che ci circonda attraverso i nostri corpi pulsanti e viventi.”
Così l’artista Rosa Banzi, rifacendosi al testo della botanica Robin Wall Kimmerer: “La meravigliosa trama del tutto” ci parla della “connessione” tra tutti gli esseri viventi, ed espone fotografie di una gallina che osserva il mondo intorno e sotto ad essa. Banzi precisa che la gallina è parte del nostro mondo così come noi siamo parte del tutto e della trama del mondo e non possiamo disgiungerci dal resto di ciò che vive intorno a noi, animali o vegetali. L’artista pone diversi quesiti sui quali ci invita a riflettere: <<Perché la gallina si è trovata in questa scomoda situazione? Andrà dall’altra parte? Per fare cosa? É storicamente inevitabile? Si muoverà da questa posizione? Come e soprattutto quando? Disagio, incertezza, senso di pericolo o curiosità. Nelle condizioni in cui si trova la gallina che scelta fareste? Siamo così diversi ed evoluti rispetto a questa gallina? Nelle condizioni ambientali in cui ci troviamo tutti attualmente, che scelte possiamo fare?>>
L’approccio di Claudia Majoli torna alle origini, alla terra, alla fioritura, alla raccolta e alla conservazione. Majoli conserva ciò che è stato, perché se è vero che avremo un futuro davanti a noi, come tutti speriamo, è anche vero che ciò che la natura ci mostra e ci dà, con i suoi cicli, va tenuto caro, come cosa preziosa. Per Majoli sarà l’attaccamento alla terra con le fioriture delle piante ad aiutarci a intravedere l’infinito che è oltre e dentro di noi.
Antonella Piroli, performer, disegnatrice e scultrice, artista a tutto tondo, fa riferimento ad un testo per lei importante, “Metamorfosi” di Emanuele Coccia. Come Coccia, Antonella pensa che noi, esseri umani, siamo un’unica sola vita (il concetto ritorna) un’unica carne, estremamente fragili e caduchi. Con le sue sculture di piccoli teschi (memento mori della nostra condizione biologica, polvere eravamo e polvere ridiventeremo) auspica ad allontanare il maligno e le forze negative intorno a noi. Con la sua performance “Chimera” travestita da donna / animale, anima il giorno dell’inaugurazione muovendosi con lentezza. Consegnerà ai presenti messaggi udibili tramite un QR Code. I suoi disegni delle debuttanti, invece, così vicini ai teschi, comunicano un’ironia sottile. Il debutto in questo mondo per noi che siamo di passaggio, non è altro che un miraggio e gli orpelli, le collane e i brillanti, sono oggetti utili giusto per illuminare di luce evanescente e fugace un presente di per sé oscuro.
Fausto Ferri si interroga su quello che gli esseri umani potrebbero subire a causa della diffusione delle scorie nucleari. Ferri crea video dove immagini di volti dipinti (dunque non più naturali) mutano in metamorfosi di baconiana memoria, ma se in Bacon il rimando era psicanalitico, qui è rivolto agli effetti di scelte umane sbagliate. Per l’artista l’estensione del potere e del capitalismo, avranno sugli esseri umani effetti inquietanti. Proprio in questo periodo, in Giappone, gli esperti (coloro che se ne occupano) hanno deciso di rilasciare in mare le acque decontaminate dal disastro ambientale di Fukushima nonostante le proteste degli ambientalisti, dei paesi vicini e della Cina.
Per Monika Grycko, artista di origine polacca che si esprime con la ceramica, i volti e i corpi di animali e di esseri umani, sono destinati a divenire altro, forse per effetto di esperimenti genetici o per l’esposizione a radiazioni, per effetto di una guerra nucleare. Esseri sofferenti, muti, o con la bocca aperta e dialogante, hanno perso le loro sembianze originali. Monika, rifacendosi alle sedi degli Dei (Palladium) espone case bianche ed organiche con forme antropomorfe, con epidermidi puntute e pericolose, simili a coralli. In queste case le porte sono simili ad occhi vivi, ma sono video dove lo spazio si riflette ed espande all’interno del mondo sommerso che mostrano e dentro il nostro sguardo. Un mondo allarmante quello realizzato da Monika che ci riporta alla nostra preoccupante realtà.
L’essere umano è presente nei dipinti di Agnese Scultz, che delinea volti multipli su tela con il caffè. Un solo colore per esprimere l’ansia di vivere e l’indicibile, dietro l’apparenza nota e quotidiana. Non c’è niente di scontato nelle espressioni dei volti rappresentati da Agnese. Di nuovo torniamo al concetto di “ecoansia”. Ognuno di noi, se osservato attentamente, comunica quello che normalmente non vorrebbe comunicare. Dietro il volto, si celano sentimenti, paure, dubbi.
Il corpo trascolora anche nella sagoma emergente di uno dei grandi teleri esposti da Fulvio Celico. All’interno di un paesaggio di diversi colori che sfumano l’uno nell’altro, sostanze artificiali vanno a mescersi con quelle naturali, mentre non sappiamo chi sia l’uomo che ci viene incontro o che si allontana. Siamo noi? É la nostra eco che arriverà lontano? Per ora possiamo soltanto stare a guardare questo slowmotion e sperare che questa realtà diventi presto la traccia di un sogno.
Nel presente ci viene in aiuto il mondo dei fantasy e l’arte di Ginevra Bonazzi con la possibilità di intravedere altri mondi possibili e migliori, dove i verdi più verdi trovano armonia con i rosa più accesi. Nella sua immaginazione la natura è data da forme e colori complementari che ci riportano ad un mondo idilliaco, dove l’inquinamento sembra non esistere e dove amuleti di cristallo illuminano cieli di mondi naturali in apparenza perfetti e quasi ibernati. In questi paesaggi i corpi assumono forme in espansione simili ad avatar luminosi a noi noti attraverso la cinematografia.

La natura è il filo conduttore che lega le opere degli artisti di EcoUmana. Una natura in continua metamorfosi che coinvolge tutti gli esseri nel suo mutevole viaggio. “Forse” la soluzione ai disastri portati dal cambiamento climatico, alle migrazioni, che ne sono la diretta conseguenza, alle guerre per l’egemonia di un mondo che nella sua realtà fisica non ha confini, sta proprio nel riuscire a valorizzare le differenze dei diversi esseri viventi, l’eco dei diversi esseri umani, i loro diritti.
Sta nel capire che, come nella natura, ogni essere umano/animale/vegetale ha il diritto di esistere e nessuno dovrebbe prevaricare gli altri per fini economici e opportunisti, come purtroppo è avvenuto nel presente e ormai obsoleto mondo capitalista e antropocentrico.

Loretta Zaganelli

 

 

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